Consapevolezza amorevole


 

Un’antica parabola indiana narra di cinque ciechi che incontrano un elefante e cercano di capire come sia fatto.

Uno di loro gli tocca la zanna d’avorio e dice: “Un elefante è duro e liscio come una pietra”.

Un altro gli tocca la zampa e dice: “No, un elefante è grosso e alto come il tronco di un albero”.

Un terzo gli tocca un orecchio e dice: “No, un elefante è piatto e largo come la vela di una nave”. E così via.

Pur essendo valida l’esperienza di ognuno dei ciechi, in realtà l’elefante ha in sé tutte le qualità che essi percepiscono ma anche molte altre.

Noi non siamo solo la somma delle singole parti. Per questo è necessario imparare ad ascoltarci e accoglierci in modo amorevole e gentile, senza giudizio, per diventare più consapevoli delle nostre esperienze di vita che ci hanno portato fin qui nel presente.

Permettendoci quindi di fare delle scelte, di rilassarci, di stare in silenzio, di venire sostenuti e abbracciati, di dare voce al nostro movimento e alla nostra creatività, al corpo, al divertimento e al piacere di essere spontanei.