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Riconoscersi nel proprio corpo

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  Spesso si è convinti, soprattutto noi donne, che se una parte del corpo fosse più adeguata si potrebbe avere nella vita più successo, ovvero più protezione, accettazione, ammirazione, amore. Quella parte specifica del corpo diventa  il ricettacolo di tutte le afflizioni, le ferite infantili, l’ambizione inappagata, la rabbia inespressa. Come una discarica di rifiuti tossici (Eve Ensler). Si odia così tanto quella parte del corpo in cui l’inadeguatezza si manifesta che si passa tutta la vita a cercare di aggiustarla, modificarla, migliorarla. Il nostro corpo è il portatore delle storie   del mondo della terra della madre.  Il nostro corpo è la madre. Il nostro corpo proviene dalla Madre. Il nostro corpo è la nostra casa. Piangiamo qui. Ci siamo trovate. Siamo donne. Siamo troppo. Siamo vuote. Siamo piene. Viviamo in un corpo giusto. Viviamo nel corpo giusto. Corpo giusto corpo giusto corpo giusto. Eve Ensler

Consapevolezza amorevole

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  U n’antica parabola indiana narra di cinque ciechi che incontrano un elefante e cercano di capire come sia fatto. Uno di loro gli tocca la zanna d’avorio e dice: “Un elefante è duro e liscio come una pietra”. Un altro gli tocca la zampa e dice: “No, un elefante è grosso e alto come il tronco di un albero”. Un terzo gli tocca un orecchio e dice: “No, un elefante è piatto e largo come la vela di una nave”. E così via. Pur essendo valida l’esperienza di ognuno dei ciechi, in realtà l’elefante ha in sé tutte le qualità che essi percepiscono ma anche molte altre. Noi non siamo solo la somma delle singole parti. Per questo è necessario imparare ad ascoltarci e accoglierci in modo amorevole e gentile, senza giudizio, per diventare più consapevoli delle nostre esperienze di vita che ci hanno portato fin qui nel presente. Permettendoci quindi di fare delle scelte, di rilassarci, di stare in silenzio, di venire sostenuti e abbracciati, di dare voce al nostro movimento e alla nostra creativ...